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60 L’INVASIONE DEGLI EXTRATERRESTRI. Mi trovo in una città terrestre e non mi sento al sicuro, sono inseguita da qualcosa. Sono in una parte della città distrutta, i palazzi sono in rovina, come dopo un bombardamento, ma non recente. Una persona mi aiuta a trovare una via più sicura tra i palazzi in rovina. Questa persona mi conosce ma io non credo di conoscerla. Così le macchine altissime non mi colpiscono con i loro laser. Le macchine sono bipedi metallici enormi e senza corpo, solo gambe. Hanno già tentato di colpirmi. Ma non vogliono uccidermi, non gli interessa. Vogliono solo copiarmi. Colpirmi con un raggio rosso magenta che va all’interno del mio DNA. Ma non ci riescono. Mi ritrovo passeggero su un’automobile che sale circolarmente una collina artificiale e poi scendendo guido io ma non riesco a vedere la strada, poi finalmente ci riesco e vedo un lago in basso, la pianura con una luce dorata e non so se alba o tramonto. Sono al sicuro.
1 FUGA. Avevo disertato il militare, e stavo scappando inseguito da due uomini delle forze dell’ordine che erano in bianco e nero, un po’ impacciati come in un vecchio film comico. Sono più veloce di loro e scappo per un molo, ma l’unica via di fuga è il mare; pensavo già di nuotare, ma vedo un piccolo peschereccio dove un uomo con una lunga barba bianca, ma non troppo anziano m’invita a salire. Il marinaio salpa e ride divertito guardando le guardie rimaste impotenti in punta al molo che si allontana dalla nostra visuale. Il marinaio mi chiede di salire sull’albero maestro per sistemare una vela ed io accetto subito, in segno di gratitudine per l’uomo che mi aveva aiutato nella fuga; salgo facilmente grazie all’aiuto di alcuni gradini ed una corda legata in cima all’albero maestro, ma quando sto per raggiungere la cima il marinaio preme un pulsante e fa roteare l’albero maestro; io aggrappato alla corda, rimango stupito della burla del marinaio, e comincio a girare molto velocemente intorno all’albero maestro;da lì vedo una spiaggia distante circa 200m dal peschereccio. Penso che se mi lascio andare dalla corda (che gira sempre + veloce) al momento giusto arrivo su quella splendida spiaggia (forse di un isola). Mi lascio andare ed atterro sulla sabbia della spiaggia dove c’è una ragazza con i capelli rossi e le lentiggini (somiglia moltissimo a quella che in uno spot televisivo cantava “hai mai visto il grano…) che vuole portarmi con lei. Non voglio e fuggo nell’entroterra dell’isola arrampicandomi su delle rocce ripide in cima alle quali incontro S. la ragazza che amo; mi dice che dobbiamo tuffarci insieme per mano (ci troviamo sulle rocce, nel punto più alto della costa); il tuffo è lungo e stilisticamente perfetto: con poche bracciate riguadagniamo la riva dove cominciamo a fare l’amore.
2 IL SALVATORE. Sono su una spiaggia in riva al mare, c’è gente. Ad un certo punto una persona, un uomo, sta per affogare. Un uomo si butta in acqua per aiutarlo e lo raggiunge. Dopo molta fatica (la testa dell’uomo che sta per annegare è molto pesante, per cui va sempre sott’acqua nonostante gli sforzi per tenerla a galla) e con l’aiuto di altre persone, che nel frattempo sono sopraggiunte, riesce a salvarlo. Arrivano altre persone che mi impediscono di vedere con precisione quello che succede in seguito, però intuisco che il “salvatore”, spossato dalla fatica, rischia a sua volta di annegare, sempre a causa della testa pesante, ma comunque viene salvato da altri.
3 FUGA (2). Ero in una panda bianca con un ragazzo sconosciuto, ma carino, che guidava. Io ero al suo fianco e dietro forse c’erano due bambini. Scappavamo da qualcuno che voleva ucciderci. Attraversiamo autostrade, montagne, curve, fino ad arrivare in un paese dove ci fermiamo su una strada estremamente ripida, per andare in una casa, che poi non era altro che una toilette. Decidiamo di non proseguire, aspettando che arrivasse qualcuno a salvarci. Poi mi sono svegliata!
4 IL MONDO INCANTATO. Ero nella stanza dei genitori di un bimbo di 13 mesi e aprivo un cassetto dell’armadio, ma questo era vuoto. Ho aperto un’anta e mi sono ritrovata davanti un mondo incantato (preciso che il legno dell’armadio dava una sensazione di calore, tipo parquet) pieno di giocattoli, carillon, giostrine con i cavalli, suoni, luci, tanti colori pastello e il tutto racchiuso da queste mura di legno. Ho preso il bambino per mano e sono entrata: ero incantata da tutto ciò. Poi sopra una mensola ho trovato dei biglietti: non c’era scritto a chi era indirizzato, ma erano delle felicitazioni di matrimonio (auguri di matrimonio). Camminando per questo mondo, mi sono trovata davanti ad una lampada piena di acqua con dei pesciolini dentro (erano di plastica) che emanavano una luce color pastello.
5 PERIPEZIE. Una casa, costruita su vari livelli. Si entra dove il pavimento è più alto, e in quel tratto sembra una casetta delle favole, tutto nei toni dell’azzurro pallido e del grigio. Sulla porta un cagnolino bianco dal pelo morbido e riccio. Quando entro la casa è quasi vuota. Scendo verso il secondo livello, lo attraverso, ma questo non lo ricordo. Forse prima di arrivare all’ultimo ce n’è ancora uno intermedio, ma neppure questo ricordo. In fondo, la stanza più bassa è tutta vetrata, con piante e fiori fuori e dentro, il pavimento in legno scuro, un tavolo al centro. C’è mio padre con sua moglie e una coppia di amici della loro età, più o meno. Stanno passando la serata insieme, due coppie soddisfatte, ancora capaci di amarsi. Ci presentiamo, e forse ascolto qualche loro aneddoto. Poi di colpo la casa si riempie dei figli dell’altra coppia. La casa credo sia loro, ma è come se mio padre e sua moglie vivessero anche loro lì. I bambini sono tanti, forse sei. C’è in particolare una ragazzina secca e vivace della quale mi ricordo. La tranquillità che c’era fino ad un momento prima svanisce, entrano anche altri cani. Sono tre cani poco docili, ho un po’ paura (pur di solito non avendo paura dei cani), me li ritrovo intorno e tento di tenere le mani sciolte e dare una parvenza di tranquillità. Ecco che quasi comincio ad avere confidenza con questi cani, quando d’un tratto uno dal pelo nero lucido mi morde la mano. Forte, mi schiaccia un nervo, fa male da morire, non esce sangue, ma sento i denti affondati nella carne, non dico niente. Il signore dell’altra coppia si avvicina e dice, senza tentare di staccare il cane, che effettivamente erano in prova, dovevano scegliere quale dei cani tenere e volevano prima convincersi che quello che avrebbero scelto non potesse nuocere alla famiglia. Ora sanno che non prenderanno quello che mi sta mordendo. In lontananza sento la voce di mio padre. Ribadisce il concetto del cane che va educato da piccolo, perché si abitui alle persone della famiglia, ed ecco un cagnolino che sembra quasi di peluche, piccolino, che passa salterellando, tenerissimo. Poi esco. Esco con un’automobile decappottabile, una specie di camionetta militare. Faccio prima un tratto di strada sterrata per poi svoltare a destra ed imboccare la strada normale. In quel tratto tento di allacciarmi la cintura, ma mi si complica tutto perché ho le magliette tutte intrecciate in modo scomodo, insomma, ci metto un po’ per rimettere tutto a posto, nel frattempo procedo ad una lentezza da lumaca, ma non avevo acceso i fari ed è notte. Appena svolto sulla strada (che non è nemmeno una strada principale), ecco un blocco di polizia. Tento di accendere i fari, ma non faccio in tempo. Ecco che mi stanno fermando. I poliziotti sono tranquilli, con loro c’è anche una donna. In particolare quello che mi chiede la patente e poi mi sta vicino per tutto il tempo in cui la cerco è giovane, bello e tranquillo. Cerco nel portafoglio, e nella confusione non ci trovo niente. Mi sto quasi spazientendo, ma riesco a mantenere il sangue freddo, comincio ad estrarre tutte le carte cartine cartacce, però ancora non la trovo. Un poliziotto più grande, bassino e pelato comincia un po’ a punzecchiarmi e io giù a spiegargli che ho il portafoglio in disordine perché la bimba più piccola dei coinquilini di mio padre ci aveva giocato ma che io di solito ho sempre tutto in ordine e insomma, quando ormai sto per perdere la speranza, ecco che intravedo la patente. Uff. Alla fine mi lasciano andare, ma pretendono che torni nella casa, non mi permettono di proseguire per andare via da lì. Rientro in casa dalla parte opposta, cioè dalla stanza vetrata. Sembra un campo nomadi, ora. Ci sono molti adulti, tutti bevono whisky, forse giocano a carte, pentole sparse ovunque, arrugginite e piene di fuliggine, il posto mi dà la nausea. Per fortuna
la poliziotta mi ha accompagnato, così ha potuto vedere in che condizioni avrei dovuto vivere se fossi rimasta lì. Ad un tratto passa la signora della coppia di amici di mio padre e comincia ad interrogarmi sull’accaduto, io mi sento piccolina e
comincio a spiegare e scusarmi e poi mi rendo conto di non doverle nulla, glielo faccio notare e la faccio sparire su per le scale. Ma come si permette, in quella situazione, di prendersela con me? Ecco, più o meno qui il sogno finisce. Nel sonno piangevo senza lacrime, mi sono svegliata che mi uscivano lamenti dalla gola.
6 LA DONNA CANNIBALE. Ero dentro una automobile condotta da un uomo, che sapevo essere un cannibale, e una donna nuda, anch’essa cannibale, inseguiva la macchina correndo. La macchina è riuscita a seminare la donna solo quando, incontrato un passaggio a livello, lo stesso si è chiuso e il passaggio del treno ha impedito alla donna di continuare l’inseguimento. Avevo molta paura.
7 I BAMBINI IN PERICOLO. Sogno dei bambini di mia conoscenza che si trovano in situazioni pericolose e io non riesco ad intervenire ed evitare loro il peggio.
8 LA PESCA. Ho sognato di pescare con un amico. Ero in riva ad un fiume… non abbiamo pescato niente!
9 FUGA (3). Ho sognato di scappare e di cadere più volte.
10 L’ALBERO CAVO. In un bosco sogno una donna anziana sotto un albero molto largo ma non alto dalla cui sommità sgorga acqua. Io sono vestito con abiti militari. La donna mi chiede di essere aiutata. Rispondo che non posso: “sono io che ti chiedo aiuto”. La vecchia risponde: “se scalerai l’albero qualunque tuo desiderio sarà esaudito”. Io: “ma come faccio a scalare l’albero?”. La vecchia (mostrandomi le natiche) mi offre una fune spiegandomi che mi servirà per scendere all’interno dell’albero. Scalo l’albero e con l’aiuto della fune mi calo nel foro all’apice da cui sgorga acqua. Mi trovo in un ambiente senza dimensioni: l’unico punto di riferimento è una luce (non definibile secondo i parametri ordinari) verso cui mi dirigo. Mi trovo davanti ad una porta, l’apro e all’interno di una stanza intravedo una cassa su cui dorme o riposa un cane. Ho timore ad entrare per via del cane. Supero la paura ed entro. Il cane si alza e docilmente e si apparta o si allontana. Apro la cassa e qualcosa di indefinito, ma comunque collegabile alla morte o ad un morto, si mostra. Spaventato richiudo la cassa e fuggo verso una porta che sta di fronte a quella da cui sono entrato. L’apro ed accedo ad una seconda stanza; mi si presenta la stessa immagine della prima: un cane che riposa su una cassa. Con minor timore mi avvicino e, per la seconda volta il cane si alza e docilmente si apparta. Apro la cassa che è piena di oro, argenti, gioielli, perle, un vero tesoro! Attingo a piene mani al tesoro, riempiendo le numerose tasche della mia divisa. Di fronte mi appare una terza porta. L’apro: una terza stanza e all’interno tre donne che mi invitano ad entrare. Accetto l’invito e, come la vecchia, mi chiedono di aiutarle. La risposta è identica: “non posso sono io che ho bisogno di aiuto”. Le tre donne si trasformano in tre uomini orrendi e minacciosi. In preda ad una profonda paura fuggo e mi ritrovo alla base dell’albero forato. lo risalgo con l’aiuto della fune e discendo. Ai piedi dell’albero mi attende la vecchia. La fune mi si attorciglia alle caviglie, non posso muovermi, cado a terra. la vecchia mi chiede ancora una volta di aiutarla e io rispondo: “come posso aiutarti, non vedi che sono io ad avere bisogno di aiuto? Tu devi aiutare me!”. All’improvviso appaiono in lontananza due cani bianchi che si avvicinano minacciosi. A gran fatica mi libero dalla fune che mi bloccava e inizio la fuga attraverso il bosco. Inciampo e cado a terra. I due cani bianchi stanno quasi per raggiungermi quando un cane nero appare e li mette in fuga. Si ferma accanto a me e per tre volte pronuncia la parola: “Alzati!”. Io pronuncio per tre volte la domanda: “Chi sei?”. Il cane non risponde e si dilegua nel bosco. Io comprendo (che cosa?) e per tre volte, con il volto tra le mani invoco: “Dio! Dio! Dio!”. Mi sveglio.
11 L’ONDA. Ho sognato che mi trovavo con alcuni amici su una spiaggia, si rideva e si scherzava, quando ad un tratto un’onda a dir poco enorme (la vedevo sopra di me ad un’altezza di almeno 100 m) ci ha sovrastato! Io sono riuscito ad aggrapparmi ad un palo ma vedevo la gente davanti a me che moriva e urlava.
12 IL PORTAFOGLIO. Mi trovavo in un negozio allestito nelle vicinanze di una festa patronale dove cocevano della carne per poi farne panini e c’era molta gente in attesa con il proprio bigliettino per sancire il turno. Alla griglia c’era un uomo dall’accento romano e alla distribuzione due figlie, più un’altra donna alla cassa. Ricordo solo che ho preso il mio panino e poi più nulla. Mi sono risvegliato l’indomani nei pressi di questo esercizio e notavo che non avevo più il portafogli, a quel punto mettendo un po’ insieme le cose ho atteso che riaprissero l’esercizio, e solo a tarda mattinata vedevo le persone che avevo visto la sera prima, ossia l’uomo e le tre donne che ridevano tra loro. Arrivavano in concomitanza altri uomini con un sacchetto di monete spicciole ognuno, ma non tutti uguali di capienza: chi ne aveva di più e chi di meno, me compreso. Ma in questi sacchetti vi erano monete euro non in circolazione, ossia da 3, da 6 e altri così. Era una forma di frode e di truffa. Vedevo che questi uomini si affrettavano a consegnare ad un uomo questi sacchetti e lui li ricompensava dandogli monete adeguate al valore di quelli resi. Arrivava anche il mio turno e già prima, quando il titolare aveva aperto la cassa contenente i soldi veri per darli ad un altro, avevo notato il mio portafogli, quindi quando riapriva la cassa per saldare anche il mio debito, al titolare chiedevo se gli avessero consegnato un portafogli e ne davo le caratteristiche. Questi mi faceva vedere il mio e, nonostante io gli avessi detto una cosa (e non soldi) che era al suo interno, mi rispondeva che non me lo poteva ridare e che lo avrebbe lasciato ai francescani della chiesa vicina, e lì avrei potuto successivamente ritirarlo. Avendo intuito che si trattava di una cosa architettata a dovere, ma al tempo stesso avevo anche capito che era gente organizzata, chiedevo l’intervento dei carabinieri, e al momento cercavo di sapere se avevano prosciugato i miei miseri conti correnti sia bancari che postali in numero di 2, perché nel portafogli vi era la tessera Bancomat e Bancoposta, e poiché come molte persone fanno, all’interno sotto spoglie diverse ovviamente celiamo i numeri (che sistematicamente non ricordiamo) per accedere ai servizi Bancomat. Avevano purtroppo fatto anche quello in nottata. Io svolgo il lavoro di agente di Polizia Municipale e mi sento tagliato nell’investigazione e nel mettere insieme i vari pezzi di un mosaico, ma in quel caso era difficile operare in quanto non avendo ancora certezze mi restava solo di denunciare l’accaduto. Per altro i commercianti occasionali erano lì per la festa patronale che il giorno successivo era finita quindi dovevano andare anche via.
13 CHIAMARE L’AMICO. Mi trovo in una foresta con della gente che non conosco. Improvvisamente una tempesta abbatte gli alberi. Il cellulare mi cade di mano e si rompe. Chiedo allora ad una delle persone che si trovano con me se posso usare il loro telefonino per chiamare il mio amico. Ma mi rendo conto che non ricordo il suo numero. Nel mio telefono il numero era inserito nella memoria e allora cerco di ripararlo ma non mi riesce. Mi dispero allora sproporzionatamente. Mi sembra che tra me e lui non ci sia affetto e che a lui non importi nulla di me. Mi sveglio in lacrime. Non mi spiego la contraddizione. In fondo sono io che non riesco a chiamarlo, lui nemmeno sa che mi trovo nella tempesta, perché allora penso che non provi nulla per me?
14 IL BACIO. Delle persone mi inseguivano, io andavo nel mare e baciavo una donna, la moglie di un commissario di polizia.
15 CADERE NEL VUOTO. Mi trovavo in mezzo a un grattacielo molto alto e nel mentre cadevo nel vuoto.
16 NUOTARE. Salgo su una altura, e sotto c’è dell’acqua che va salendo fino a che sprofondo. Mi metto a nuotare e sono impaurito. Arrivo sull’altra sponda e trovo tanta gente. Mi prende l’ansia.
17 IL VIAGGIO IN BARCA. Sognavo di essere su una barca di notte con diversi ragazzi, e mentre stavo per arrivare a riva, alcune onde nere e grandi ci portavano su e giù. Io avevo timore, ma venivo rassicurata dai ragazzi che urlavano divertendosi. Durante l’ultima onda, più alta delle altre, le voci dei ragazzi sono sparite, mentre sprofondavo con una grande sensazione di vuoto, poi ritornando su ho risentito le loro voci e ho rivisto i loro volti. Arrivati a riva e scesi dalla barca, ho alzato gli occhi al cielo per ringraziare, e fra le stelle e l’acqua sono passati sul nostro capo branchi di pesci colorati che fuori dall’acqua volavano velocemente. A riva altri ragazzi ci aspettavano con la tavola pronta e ci guardavano divertiti come se fossimo pazzi. Uno di loro che era sulla barca con me si sedette al tavolo per riposarsi ed io vidi fra i suoi capelli di colore rossastro una ghirlandina di fiori bianchi, come quelle che si usano per riti religiosi tipo le prime comunioni o i matrimoni.
18 LA MACCHINETTA DEL CAFFE’. Ho sognato mia nonna defunta che era un insegnante di latino e mentre stava per scendere le scale io le ho sistemato il foulard in testa, sulla quale ne aveva cinque. Successivamente lei è entrata in aula ed io sono rimasta in disparte. All’improvviso ho visto una ragazza che piangeva, dicendomi che voleva il caffè e io mi giro e trovo la macchinetta del caffè sulla cattedra, rotta, con tanto fumo, che stava per scoppiare e contemporaneamente dicevo a mia nonna di spostarsi, perché poteva farsi del male. Così mentre si spostava con l’alunna, l’è scappata una scoreggia, ed io ho riso tantissimo.
19 NUOTARE NEL MARE. Stavo nuotando nel mare. Ad un certo punto le onde sono diventate minacciose ed ho rischiato di annegare.
20 VARIE PERIPEZIE. Mio nonno materno mi faceva cambiare la ruota alla mia macchina. Mi trovavo in una caserma militare e litigavo con i miei commilitoni sulla sistemazione dei letti. Legavo un gatto nella mia casa di campagna. Entravo dal parrucchiere e vedevo una bambina che giocava con le spazzole e due signore con due neonati.
21 L’ASCIUGAMANO. Ho sognato che camminavo per strada con un asciugamano bianco di spugna grande, convinta di dover andare al mare, con persone che sentivo amiche ma che in realtà non conosco. Prendevo i mezzi pubblici ma al mare non ci sono andata, ho camminato per molto tempo con l’asciugamano in mano e notavo che i passanti mi guardavano, così l’ho messo in borsa e mi sono sentita più sicura. Ho poi incontrato il mio ex ragazzo, che mi chiedeva di andare sulla ruota panoramica. Io non volevo andarci perché temevo l’altezza, ma poi ci sono salita. Arrivati in alto le porte si sono aperte e c’era la nebbia. Siamo allora scesi perché il panorama non era visibile.
22 LA STRADA SPEZZATA. Mentre percorro con la macchina una strada in montagna, la strada si spezza in due, ma non succede niente e nessuno si fa male.
23 ATTRAVERSARE I BINARI. Stavo andando al cinema con due mie vecchie amiche, siamo scese in una stazione (come quella della metropolitana). Entrambe le mie amiche hanno attraversato i binari per leggere più da vicino quale film davano al cinema, ma io sono rimasta indietro, quando poi ho attraversato anch’io diversi binari, ma prima di riuscire a superare l’ultimo ho visto arrivare un treno e sono ritornata sul primo binario senza però riuscire a salire il gradino che separa i binari dal “marciapiede”. Dopo che il treno è passato sono ritornata sull’ultimo binario ma non riuscivo a salire il gradino ed intanto ho visto arrivare altri tre treni.
24 INCONTRO CON L’HANDICAPPATO. Ero in un complesso abitativo militare per recarmi da un’amica, ma sono distratta dall’arrivo di tre sms che non riesco a leggere perché il cellulare non funziona. Gli sms scorrono troppo velocemente. All’improvviso vedo un uomo adulto un po’ handicappato, fisicamente e mentalmente, con una bici antica (quelle con una ruota piccola e una grande) e un gran mazzo di chiavi che farfuglia e cammina. Non gli do peso e cerco di leggere gli sms. Nel frattempo mi perdo, mi rendo conto, mi giro e vedendo l’handicappato mi spavento perché si avvicina. Decido di andare dalla mia amica convinta che era la strada giuda, ma era errata e un muretto mi blocca all’altezza delle gambe. Mi giro e l’handicappato si avvicina a me, poi va verso verso un portone e perde la ruota piccola della bici. Mi allontano un po’ e mi dice “c’è qualche problema”. Mi allontano di più e vedo che perde parte del mazzo di chiavi. Decido di correre forte, L’unica strada era verso l’handicappato. Corro e lui mi dice la stessa frase, trovo un muretto all’altezza delle gambe, lo aggiro e compare un nano vestito di rosso, biondo, che mi dice qualcosa, ma per lo spavento ho urlato e mi sono svegliata.
25 IN INGHILTERRA. Mi trovavo in Inghilterra con famiglia ed amici. Dopo alcune cose che non ricordo trovo un posto che vende tutta la collezione di Dylan Dog e scelgo di andare a comprarla. Nel Frattempo parlo con gli amici e decidiamo di andare a trovare un nostro amico che lavora a Londra. In seguito mi ritrovo in casa un bambino bello sui 3 anni, biondo, che scopro essere mio figlio avuto con una ragazza inglese, e così dopo un primo imbarazzo lo prendo sulle mie gambe e gli spiego che sono suo padre e che non ci saremmo mai lasciati. Lui mi ha abbracciato forte e mi ha detto che anche lui non mi avrebbe mai lasciato. Nel sogno compare anche una ragazza alla quale al momento sono molto interessato, che parla liberamente con mia madre, anche se nella realtà non si conoscono, ma lei purtroppo dopo poco va via perché deve tornare con il suo ex ed io rimango con il pargoletto in braccio. L’ultima scena avviene a Roma dove riesco anche a perdermi.
26 LA CASA RUBATA. Mi sono impossessata di una casa che non era mia. L’ho arredata e ho fatto il trasloco, poi ho cercato mio marito per dirgli che avevamo una casa nuova, lui era con un suo amico in un bar. Sono venuti insieme a casa. Io esco per portare fuori il cane e quando torno trovo il suo amico sul divano con una ragazza, e lui nel letto che dormiva con un’altra ragazza. Ero molto arrabbiata e lui sembrava indifferente e, come se non bastasse, i vicini di casa si erano accorti che l’appartamento era abitato, pur sapendo che non era in vendita. Questo mi ha agitato ancora di più.
27 IL RAPIMENTO. La donna che mi amo è al mio fianco, ad un certo punto degli uomini armati la rapiscono con la complicità di una sua amica.
28 LE CINQUE BUSTE. Mi trovo in un ufficio postale e ritiro la posta, tre buste gialle e due buste bianche. Le buste gialle non hanno valore, saranno fatture da pagare o non so cosa. Una delle buste bianche contiene una lettera credo di poca importanza mentre l’altra contiene soldi, circa 100 euro. Quando ritiro queste buste mi si presentano due ufficiali (di dogana??) in camicia bianca che vogliono essere ‘corrotti’ per rilasciarmi le due buste bianche, poi se le prendono e mi dicono che me le danno indietro quando avranno ricevuto la loro parte della corruzione che ammonta a 10 euro ciascuno. Intanto vanno via coi soldi ed io mi chiedo se me li daranno mai indietro perché hanno la somma intera e non la cambieranno per i 20 euro di corruzione. Io vado comunque per la mia strada e vedo davanti a me una strada trasversale ed una macchina che passa a bassa velocità e riconosco il modello, anche se in realtà quel modello di macchina non esiste (che io sappia, a meno che ne abbiano in Siberia o in Perù dove io non sono mai andato) questa macchina va avanti e poi fa marcia indietro, un uomo si affaccia dalla macchina che sembrava adesso scoperta, mi punta la pistola e mi spara: io so dove avrei dovuto essere colpito, ma non mi colpisce, poi spara ancora e non mi colpisce; io gli faccio cenno alzando la mano, come per dire “spara qui” e poi mi dico – stai zitto stronzo – Vedo che lui punta la pistola che è molto ben definita, la vedo sia di fianco che di punta, ma non mi preoccupa, perché in qualche modo so che se mi prende fa quello che deve fare, se non mi prende tanto meglio; poi arriva una macchina più grossa della sua e lo fa spostare in avanti, come se lo spingesse, e mi passa per la mente che non era ben preparato, poi ritorna indietro, ma la scena termina.
29 L’ACQUA SPORCA. Ho sognato di arrivare in un paese e dovevo raggiungere un’abitazione, ma non potevo perché c’era tanta acqua sporca piovana.
30 LA STRADA AL BUIO. Mi trovo nella città dove abito. Cercavo mio padre (morto) e vedevo tanti bar con dentro degli uomini. Non riuscivo a trovare la strada di ritorno a casa, perché vedevo tutto buio.
31 LA VECCHIA CON LA BENZINA. Una vecchietta con occhiali mi inseguiva, a volte era lontana e mi appariva di botto. Mi buttava addosso della benzina, poi accendeva un fiammifero e cercava di buttarmelo addosso. Io correvo (purtroppo ero lenta) e cercavo di sfuggire e mi arrampicavo, mi sporgevo da una ringhiera, ci sono salita e poi mi sono nascosta su un tetto.
32 LA FUNIVIA. Ero con mio padre e mio fratello su una funivia in montagna. Arrivati a destinazione loro scendono dalla funivia ed io appena sto per scendere dalla funivia riparte e mi porta sempre più in alto.
33 L’IMPICCAGIONE. Sogno di essere in una casa in via di smantellamento e sono con una collega di lavoro. Dicono che ci impiccheranno ma io non ci credo. Perdo di vista la collega. Apro una porta e mi trovo un impiccatoio con quattro corde: a tre sono appese delle persone in diverso stato di morte. La corda vuota intuisco che è per me e cerco di rassegnarmi pensando che se gli altri sono riusciti a morire ci riuscirò anch’io. Provo sentimenti di rammarico e rassegnazione e mi risveglio.
34 LA SCALA. Ho fatto un sogno dove c’era una grande scala in marmo con il corrimano in legno, come le belle scale dei palazzi antichi. Io correvo su questa scala e stavo uscendo da quel luogo, quando mi sono ricordata che dovevo salutare qualcuno e quindi risalivo di corsa la grande scala. Arrivata quasi in cima, entravo in una camera dove c’erano degli ammalati. Mi sono avvicinata ad un letto e ho parlato con chi lo stava occupando. Era un giovane, non ricordo se uomo o donna. Mi accertavo delle sue condizioni e poi me ne andavo.
35 L’UBRIACO. Ero su un motorino con quattro persone, salivamo una strada di montagna, il motorino non ce la faceva era sotto sforzo, così ci siamo aiutate con i piedi. Ad un certo punto ci siamo trovate in un paesino di nome Piedimonte c’era una festa in paese e cercavamo una persona. Dopo un po’ incomincia a seguirmi un ubriaco che voleva abusare di me, io gridavo aiuto ma le mie amiche si sono girate tutte di spalle e così anche un ragazzo di nome Erasmo. Mentre gridavo lui mi teneva per mano. Ad un certo punto l’ ubriaco è tornato sobrio, mi ha dato due baci sulla guancia ed è andato via, poi io ed Erasmo ci siamo sdraiati in mezzo ad una piazza enorme, e tenendoci per mano ci siamo addormentati.
36 SPROFONDARE. Ero su una spiaggia con gli amici di sempre. Ad un certo punto sono entrata in mare e sento perfettamente la sensazione dei sassolini sotto i miei piedi ed inizio a sprofondare, mi chiamano urlando da fuori ma io non posso reagire in alcun modo e forse non voglio. Lentamente il rumore dei sassolini è dentro il mio cervello ormai sono stata completamente risucchiata nel mare e sono morta.
37 LA FORMULA MAGICA. Sono venuti a trovarmi una coppia di miei amici ed un mio amico per cena. La coppia non la vedevo mentre il mio amico notavo dei cambiamenti, ma ero sicura che fosse lui. Finita la cena tutti andiamo nel mio letto perché siamo assonnati. Ad un certo punto il mio amico si sveglia ed io svegliandomi lo accompagno alla porta, mentre sento la presenza degli altri due amici dormienti, apro la porta e subito dalla mia stanza da letto escono rane, rospi, scarafaggi. Chiamo subito il mio amico e lui entrando dice una formula magica, anche se noto la sua preoccupazione e stupore. Nel mentre rompe una vetrina di un mobile e tutti gli animali spariscono, io vado in stanza e sotto il letto trovo due posate d’argento ed un mucchio di cenere. Uscendo dalla stanza vedo questo mio amico che sta per diventare un neonato, lo abbraccio per tranquillizzarlo e lo riempio di baci.
38 DOV’E’ L’AUTO?. Mi trovavo in un paesino per una visita ai miei genitori e dopo aver parcheggiato l’auto non mi ricordavo dove l’avevo posizionata. Risultato: mi ritrovavo perso come in un labirinto pieno zeppo di ristoranti collegati l’uno all’altro, pieni di gente che festeggiava. Dopo aver chiesto aiuto ad una cameriera si era fatta tarda sera senza alcun risultato.
39 CERCARE CASA. Improvvisamente mi ritrovo in un paese che non conosco, sono con due uomini, non so chi siano. Mi dicono che d’ora in poi la casa la devo cercare da sola. Mi lasciano delle chiavi in mano e si allontanano. Io percorro una stradina in salita, di pietra, e mi ritrovo davanti ad una bancarella, in strada. Vendono prodotti farmacologici, e le persone dietro al banco sono in camice bianco. Mi accorgo che oltre alle medicine tradizionali, hanno uno scompartimento con amuleti d’ogni tipo, rimango affascinata da uno scarabeo. Tornando indietro, mi accorgo che c’è uno sbarramento in legno sulla strada, come un muro, prima non c’era. Apro una porta in questo muro e mi ritrovo in una radura ai margini del bosco. Fa freddo, e c’è una piccola casa in mattoni in mezzo alla radura. Entro, non riesco ad accendere la luce, ma quando lo faccio mi rendo conto che all’interno c’è solo un letto con lenzuola bianche e tre persone che parlano simultaneamente. Mi dicono che fuori tutti si stanno divertendo, devo uscire. Quando esco mi trovo davanti ad una piscina, è notte, è tutto illuminato e pieno di gente, una mia cara amica è tornata ad avere nove anni e mi incita a tuffarmi, c’è suo padre nell’acqua che l’aspetta. Ma io preferisco sedermi accanto ad un ragazzo biondo che mi fissa. Mi siedo per terra vicino a lui, davanti alla piscina, lui mi accarezza un ginocchio e mi sussurra di non preoccuparmi, poi mi volto, e lui è morto avvelenato. Mi sveglio.
40 LA FRASE. Sono in una strada sterrata e scrivo per terra alcune frasi con una bomboletta nera. L’unica frase che ricordo di aver scritto è “sei proprio matto” ma non so a chi fosse riferita. Il cielo è piuttosto nuvoloso, ma non scuro. Nello stesso sogno faccio un incidente in macchina con una mia ex amica, andiamo contro un muro ma non ci sono grossi danni, a quel punto scendo e lascio guidare lei mentre io metto in forno fragole e una teglia di pasta annacquata.
41 FUGA DAL LUNAPARK. Sono in una casa di un lunapark. Dovrebbe essere un gioco, ma in questa casa la gente muore realmente. Riesco a fuggire da una porta sulla sinistra che nessuno conosce, ma mi ritrovo inseguita su un camion dove ci sono dei tipi che mi vogliono uccidere. Mi sparano ma non so se muoio. Il sogno da qui si ripete per almeno altre tre volte. E’ presente anche un parco dove io bevo da una fontana dove ci sono dei bambini che giocano a pallone di cui non riesco a definire l’umore.
42 PIOGGIA DI METEORITI LUNARI. Sono sulla spiaggia con una decina di amici e la mia ragazza. Siamo seduti in fila e ad un certo punto mi alzo e propongo di giocare a beachvolley. Prima che tutti si alzino il cielo si oscura e in cinque secondi diventa notte. Le nuvole si diradano e appare una luna arancione gigantesca. Poi sparisce. Dalla parte opposta del cielo vediamo la luna normale ma subito ci accorgiamo che è una meteora e in pochi secondi ne precipitano su tutta la spiaggia. Mi ritrovo lì solo la mattina che cerco il mio zaino e mi accorgo di averlo sulle spalle. Salgo sul pullmann e incontro una ragazza che ha assistito all’evento e mi chiede di raccontarlo ad altre due che sono vicino a lei, le conosco tutte e tre. Dopo averlo fatto il sogno è finito.
43 LA FATTURA. L’altra notte mi è capitato di sognare di ricevere una telefonata da una signora che mi diceva di scrivere una specie di rito per aiutare un’altra persona a levare una fattura. Io dalla paura mi sono rifiutata di scrivere quello che questa signora mi voleva dettare. Allora ho passato il telefono a mio fratello che successivamente ha passato il telefono a mio padre. Dopo che mio padre aveva chiuso la chiamata con questa signora, gli domandai cosa gli avesse detto quella donna al telefono e mio padre mi rispose: “per togliere quella fattura ci vuole un cucchiaio di terra dal giardino perché se no costerebbe troppo”. Dopo mi voltai verso un quadretto della madonnina che ho in casa e la vidi con il volto pieno di rughe, sofferente e molto invecchiata. Dalla paura mi svegliai di soprassalto.
44 NUOTARE. Mi sono sognata di tuffarmi in mare perché avevo visto delle persone dentro e pensavo che l’acqua non fosse tanto fredda nonostante fosse inverno. Allora mi sono tuffata, mi sono toccata la tasca e ho sentito dei soldi. Ho guardato ed erano 2 euro e 70 centesimi. Poi ho iniziato a nuotare perché l’acqua era gelata, mi sono toccata la tasca e i soldi non c’erano più. Allora sono arrivata a riva (c’era mia mamma) e quando mi sono asciugata ho toccato di nuovo le tasche e li ho trovati dentro. Poi quando mio papà ha saputo che mi ero tuffata in mare mi ha detto che ero matta e che come minimo fuori c’erano 10 gradi e che in acqua ce ne saranno stati -15. Poi quando stamattina mi sono svegliata avevo un freddo cane!
45 ASCENSORE. Ho sognato di chiamare per strada una persona a me cara, avvertendola che il suo ascensore di casa si era bloccato, abitava nelle vicinanze di dove l’ho chiamato, poi mi sono domandato come potevo dire una cosa simile senza saperlo. Siamo andati a casa a vedere l’ascensore e pregavo che fosse rotto, altrimenti avrei fatto una brutta figura. Infatti abbiamo trovato l’ascensore che andava dal piano terra al seminterrato, ripetutamente, con due giovani che si baciavano, e sembrava come se erano loro a fare questo sali e scendi per rimanere chiusi dentro, ma io ho approfittato dicendogli che “vedi è rotto”. Il professore mio amico si è dato da fare per rimetterlo a posto, muovendo una semplice leva, però mi ha chiesto come avrei fatto io a sbloccare l’ascensore se non lo conosco, almeno quello di casa sua, gli ho risposto che lo sapevo e anche ho cercato di dimostrare che ne ero capace e mi domandavo dentro di me perché stavo facendo ‘sto casino. Comunque ho trovato dei miscrosvic e glieli feci vedere dicendogli che se non chiudono bene le porte i mircosvic non fanno contatto e si blocca l’ascensore. Soddisfatto della spiegazione e avendo ricevuto i ringraziamenti del professore il sogno è svanito, mi sono svegliato e mi sono reso conto che la persona che ho sognato era morta da tempo.
46 LA VECCHIA DITTA. Sono tornato a lavorare nella vecchia ditta che era fallita e sono andato con il motorino mentre il mio cane è venuto con me correndomi dietro. Sono entrato nell’azienda ed ho trovato tutto cambiato rispetto a come era prima. Non avevo più il mio ufficio ma eravamo tutti seduti vicini con scrivanie che erano tutte attaccate e ognuno di noi aveva il suo PC personale. Ritrovai però carte che avevo lasciato prima di andare via e cercai di cambiare il video del pc.
47 PRIGIONIERA NEL CIMITERO. Sono in un cimitero, in una gabbia fatta di energia elettrica e non mi posso muovere. Intorno a me ci sono molti zombie che non possono toccarmi a causa della gabbia ma che continuano a starmi a guardare e ridono quando un fascio di elettricità mi tocca e soffro.
48 IL RITO. In una grande fabbrica da me non conosciuta, mi ritrovo a fare dei riti a quanto pare musulmani. Consistevano nello scottarsi la lingua con un medaglione dopo averlo scottato su una fiamma ardente: in fila uno dopo l’altro con persone non conosciute. Dopo di questo arriva una tigre che mi minaccia, ma mi teme perché ero munito di una spranga. Alla fine mi si scaglia contro, la urto e la evito ma mi sveglio.
49 AL RISTORANTE. Ero in un ristorante che frequentavo una trentina d’anni fa con mio padre, ed eravamo in tanti seduti al tavolo, quando capita il padrone (in toscana è una cosa normale) ed io gli dico che non vedo l’ora di portare mio figlio ad assaggiare le sue bistecche (non avevo ancora mangiato il secondo). Passa una signora anziana, bionda laccata, con un cagnolino in braccio che gli scappa di mano e va nella nostra tavola su un vassoio con del prosciutto cotto. Intanto passava il cameriere che strizzandomi l’occhio mi allungava una porzione di frutta sciroppata in vaschetta con lo sciroppo e un ovetto quasi sodo. Assaggiandola è come se ne avessi sentito il sapore in bocca.
50 INGHIOTTITORI. Ho sognato che ero a Dubai e siamo andati, insieme ad i miei genitori ed una mia amica, a visitare le palme sul mare e anche il grattacielo più grande del mondo, quando ad un certo punto sentimmo in tv che in giro giravano “gli inghiottitori”, che se ti toccavano morivi e la tua anima veniva imprigionata in loro. Allora iniziammo a scappare, ma ad un certo punto li abbiamo incontrati e stavano per toccare la mia amica, ma mi sono messa davanti e hanno toccato me. Dopo di che si è scoperto che non erano veri inghiottitori e mi sono svegliata.
51 L’ANZIANO. Ero nella mia stanza, stavo facendo qualcosa con il computer, quando sento che qualcuno mi sta osservando proprio dietro di me. Allora io mi giro e vedo un signore anziano, che non conosco, ridere. Ed era proprio davanti a me, quindi gli ho dato un calcio, ma non so se l’ho colpito perché subito dopo mi sono svegliata.
52 NEL BOSCO. Sono uscita di strada con un furgone e mi sono ritrovata in un bosco che andava a fuoco, mi sono salvata ma mi ritrovavo in casa di mia zia sola e con dell’acqua che continuava a salire ed io cercavo di mettere in salvo dei gioielli che erano contenuti dentro un cassetto.
53 UBIQUITA’. Mi trovavo contemporaneamente in posti diversi, e ad un tratto eravamo andati avanti nel futuro, ero con mia madre.
54 UOMO CON IL MITRA. Sono in un negozio, entrano due persone che guardano ovunque, poi escono e una di loro ha in mano un mitra. Ad un certo punto vedo mio fratello correre dietro questa persona con il mitra e lo supera e passa sull’altro marciapiede.
55 IN OSPEDALE. Con la macchina andavo a prendere mia madre in ospedale, facevo la solita strada ma subito mi sono accorta di essere giunta da un’altra parte: era la casa di una giovane coppia con figli già molto grandi che si preparavano per andare ad una cerimonia. Io ho detto che li avrei aspettati per accompagnarli, e loro non ci hanno trovato niente di strano. Così sono uscita fuori, ma invece di aspettare ho rimesso in moto e sono andata via, percorrendo una strada terribilmente in discesa, orribile a vedersi, ma io ero poco preoccupata. Sono arrivata alla fine, ed ero all’ospedale, mi sono messa a piangere e dopo un po’ mi hanno ricoverato.
56 IL CORRIDOIO. Sono in una stanza, è una sala d’attesa. Mi sembra che trascorra molto tempo prima che decida di uscire e di percorrere il corridoio. E’ buio, o forse solo in penombra perché riesco a vedere. Sulla sinistra si trova una seconda porta (la prima è la sala d’attesa). Mi fermo sulla soglia. All’interno c’è la persona che amo. Indossa un maglione blu e si trova su di una pedana. Non credo che mi veda anche se è rivolta verso di me. Guardo per un po’ mentre parla poi proseguo lungo il corridoio. Termina in una stanza luminosa. Entro e mi trovo in una camera da letto. Il letto è in legno con un copriletto bianco. Ai lati della testata ci sono, appesi al muro, due decorazioni di legno intarsiato. Ne seguo il disegno con il dito. Mi sposto ai piedi del letto e mi avvicino ad una cassettiera. Sto per aprire il primo cassetto ma mi accorgo che accanto a me è comparsa una donna. Non vedo il viso ma osservo un’agenda che tiene in mano. Segna l’appuntamento per tre giorni consecutivi. Le chiedo con chi. Mi dice il nome di una persona che non conosco. Sono felice.
57 LA FUNIVIA. Sono appesa ad una funivia, non seduta ma proprio appesa al filo. Devo scendere a valle e quindi lasciarmi andare nel vuoto. Non sono sola ma accanto a me c’è un amico e davanti a noi, a una certa distanza, una casa. E’ costituita da tre padiglioni: uno grande (ed è il più distante) e due altri che in origine sembrano uniti ma che scendendo si separano e riavvicinano senza mai scontrarsi. Sono appesa al filo tramite un anello. Io avverto la sensazione che si ha quando ci si butta nel vuoto: sono spaventata ed eccitata. E’ bellissimo e accanto a me c’è il mio amico e questo mi rassicura. Scendiamo veloci ed incontriamo un gruppo di ragazzi che stanno salendo appesi al filo accanto al nostro. Ridono, schiamazzano, sembrano felici ed io penso che deve essere proprio bello il posto da cui vengono. Ora siamo a terra, seduti uno di fianco all’altro. Io guardo la ragazza del mio amico. Ha i capelli lunghi e penso a com’è diversa e com’è bella.
58 COMPRARE CASA. Sto andando, con la mia morosa, verso un paese subito fuori Milano per vedere una casa da comprare. La metropolitana (linea 2, la verde) non smette di andare, e, sopraelevata su pilastri, continua lungo campi di mais pieni di luce, visti da sopra. A un certo punto effettua una curva a destra, presso una cascina. Scendiamo e ci addentriamo in un fitto campo di mais, tanto fitto da essere intessuto di ragnatele tra una pianta e l’altra. Procediamo verso il centro del campo, ad angolo retto rispetto al treno della metropolitana, aprendoci un varco tra le ragnatele. Poi cerchiamo di andare un poco a sinistra, sempre ad angolo retto, seguendo i filari. Mi viene angoscia e domando: ma che facciamo? Il treno è dietro. Tiro fuori una mappa del campo, che mostra il nostro percorso, la posizione del treno e, poco più avanti nella sua direzione, della cascina.
59 NEL FIUME. Da un ponte scendo nel fiume, entrando nell’acqua con un po’ di titubanza: devo attraversare qualche metro di acqua di cui non conosco la profondità e di cui vedo la corrente. Sul margine verso cui sono diretta ci sono delle ragazze (forse tre) sdraiate nei sacchi a pelo; una mi parla e si scosta per farmi posto. Mi sdraio con loro. E’ quasi buio. Le ragazze dicono di avere a che fare con delle traduzioni dal greco. A un certo punto vedo che sono tutte cagne nere. Allora io mi allontano, risalendo per una scaletta da piscina e dicendo che devo andare a tradurre una versione per mio fratello (o mia sorella?). Il numero di cagne nere si moltiplica: tutto l’argine ne è pieno, e io vedo scintillare i loro occhi nel buio.